A.P.S. EUROPA DONNA ITALIA
VIA CONSERVATORIO 15
20122 MILANO
TEL 02 36709790
SEGRETERIA@EUROPADONNA.IT
IBAN: IT32 J030 6909 6061 0000 0013 702
CF: 97560520153

n

Europa Donna

Medicina di genere in oncologia: una svolta necessaria   

Della medicina di genere si discute ormai sempre più. Dopo secoli di approcci diagnostici e terapeutici ritagliati sulle esigenze maschili, nonché di sostanziale esclusione delle donne dai ruoli di rilievo in ambito sanitario e universitario, comincia ad emergere prepotentemente la necessità di ripensare il modo in cui curiamo le persone, svolgiamo i trial clinici e consideriamo il ruolo femminile nel mondo scientifico. 

Considerazioni, queste, che fanno da base d’appoggio per le riflessioni e le analisi condotte recentemente da una commissione della rivista Lancet, “Women, power, and cancer”, che ha approfondito la relazione tra medicina di genere e oncologia. 

Quali sono i punti cardine del lavoro condotto dalla Commissione? 

I caregiver sono quasi tutte donne 

Il caregiver è fondamentale in oncologia, ancor più che in altre branche mediche. Questo ruolo, stando ai dati riportati dalla Lancet Commission, è ampiamente attribuito al sesso femminile: il 76,2% di chi svolge compiti assistenziali non retribuiti per un malato di cancro è composto da donne. Un rapporto elaborato da Women in Global Health ha inoltre stimato il valore economico del lavoro dei caregiver in una quota compresa tra il 2,27% e il 2,43% del PIL globale. In totale, parliamo di oltre 6 milioni di donne impegnate nell’assistenza al paziente oncologico a titolo gratuito; un sacrificio, questo, che ha esiti non trascurabili su carriera, finanze e qualità di vita di chi se ne fa carico. 

La tossicità finanziaria pesa sul mondo femminile 

Con tossicità finanziaria si intende l’effetto che il percorso oncologico ha sulle risorse economiche del paziente, oncologico e non. Sebbene l’assistenza sanitaria in Italia sia pubblica, infatti, la diagnosi e il successivo percorso terapeutico possono comportare spese aggiuntive, talvolta elevate. La tossicità finanziaria si spiega, ad esempio, con la necessità di chiedere ulteriori pareri medici, di recarsi fuori regione per trattamenti specifici o di accedere a prestazioni aggiuntive in regime privato (psicoterapia, fisioterapia, altro). 

Come denunciato dalla Lancet Commission, la tossicità finanziaria pesa più sulle donne che sugli uomini, con conseguenze ancor più pesanti se si considerano le realtà economiche più svantaggiate. Uno studio condotto in otto paesi asiatici, ad esempio, ha fatto emergere come per quasi tre quarti delle pazienti oncologiche il cancro abbia stravolto i bilanci personali e familiari. 

Gli effetti collaterali nelle donne sono meno indagati 

Gli effetti collaterali delle terapie oncologiche non sono un’esclusiva femminile, ma nelle donne possono essere individuati con maggiore difficoltà. I dati della Lancet Commission suggeriscono ad esempio che i disturbi nell’area sessuale e riproduttiva legati alle cure anti-cancro (infertilità, calo della libido etc) siano intercettati più facilmente nei pazienti maschi perché più spesso interrogati in proposito. Questo nonostante siano moltissime le donne che in seguito ai trattamenti lamentano disturbi legati alla menopausa indotta, ma anche alterazioni genito-urinarie o insufficienza ovarica prematura. 

La leadership femminile è ancora carente 

La leadership femminile in medicina e in oncologia è ancora una chimera? Pare di sì. La Lancet Commission ha evidenziato i dati raccolti attraverso un’analisi globale degli ospedali, centri di cura e istituti di ricerca. Solo nel 16% dei casi la guida dell’ente risulta affidata ad una donna. Dati confermati da un sondaggio condotto dall’American Association of Cancer Institutes su 82 centri oncologici negli Stati Uniti, che ha dimostrato come la leadership femminile nel settore sia estremamente marginale. 

Ciò vale anche per l’editoria scientifica: solo il 16% delle donne fa parte dei comitati editoriali delle riviste di settore più importanti e in pochissimi casi il ruolo di redattore capo è affidato al sesso femminile. Non molto diverso il panorama autoriale: meno del 30% degli autori senior negli articoli pubblicati è rappresentato da donne. 
 

Quello che emerge dal lavoro della Lancet Commission, in conclusione, non è solo la disparità di trattamento tra pazienti di sesso maschile e femminile, ma anche una più generale difficoltà delle donne nel ritagliarsi un proprio spazio nel contesto scientifico, sia esso legato alla ricerca che alla pratica clinica.  Abbiamo bisogno di più medicina di genere, anche e soprattutto in oncologia.