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Il caregiver oncologico tra stress e depressione 

l caregiver oncologico ha un compito complesso, difficile da comprendere appieno per chi non è coinvolto. La cura del paziente con cancro richiede non solo tempo, organizzazione e tenacia, ma anche abnegazione, sensibilità e capacità di mettere in discussione i propri ritmi e le proprie priorità per adeguarle al contesto. 

Tutto ciò, inevitabilmente, si ripercuote sul benessere del caregiver, in primis quello psicologico. Un aspetto, questo, sul quale i ricercatori e i clinici cominciano a interrogarsi sempre di più, per comprendere quanto e come la salute mentale di chi assiste sia influenzata dalle attività di cura. 

Alcune evidenze in tal senso arrivano da uno studio apparso all’inizio dell’anno su Jama Network Open, frutto di un’analisi che ha coinvolto oltre 3 milioni di persone e che ha preso in esame non i caregiver ma i coniugi di persone con il cancro; due ruoli, lo ricordiamo, spesso coincidenti.  
Lo studio ha osservato un aumento del rischio di disturbi psichiatrici sia subito dopo la diagnosi che nei decenni successivi, disturbi tali, sottolineano gli autori, da richiedere delle cure specialistiche. 

Al termine della sperimentazione, oltre il 6% dei partner coinvolti aveva sviluppato un disturbo psicologico, mentre il rischio generale di insorgenza – in particolare di depressione e distress -risultava aumentato del 30% durante il primo anno dalla diagnosi. 

I fattori di rischio 

Quali fattori di rischio specifici possono condizionare la salute mentale e la qualità di vita del caregiver oncologico? 
È un quesito al quale hanno cercato di rispondere alcuni studi clinici apparsi negli ultimi anni. Un esempio è lo studio Quality of Life of Caregivers of Older Patients with Advanced Cancer, che ha visto la partecipazione di oltre 500 pazienti, di cui più di 400 con un caregiver.  Secondo l’analisi, il 43,5% dei caregiver hanno dichiarato di provare angoscia, il 24,4% ansia e il 18.9% depressione. Alcuni fattori specifici sembravano peggiorare la qualità di vita dei caregiver, come la compromissione delle funzionalità fisiche della persona in cura o le sue difficoltà nutrizionali. In definitiva, il benessere psicologico del caregiver non è messo alla prova soltanto dal ruolo in sé, ma anche dalle condizioni fisiche della persona di cui deve prendersi cura e dalla gravità del suo stato. 

Un altro studio, dal titolo Who will care for the caregiver? Distress and depression among spousal caregivers of older patients undergoing treatment for cancer, ha coinvolto oltre 200 caregiver coniugi di pazienti oncologici al di sopra dei 65 anni, allo scopo di valutare la presenza di depressione e distress. L’analisi ha portato alla luce dei tassi di incidenza rispettivamente del 16,5% e del 28%, ma non è tutto: al crescere dell’età del paziente, nonché del tempo trascorso dalla diagnosi, si è notato un miglioramento nella salute mentale del caregiver. Secondo questo studio, quindi, l’età avanzata potrebbe avere un effetto positivo sul benessere del caregiver, assimilabile a quello della presenza di un supporto emotivo, per esempio da parte di amici. 

Altri spunti arrivano dal già citato studio apparso su Jama Network, nel quale tra i fattori di rischio per la salute mentale dei coniugi di persone con il cancro troviamo la gravità della malattia (il rischio aumenta in caso di cancro a prognosi infausta o diagnosticato in fase avanzata) o i problemi psichiatrici pre-esistenti. Anche l’appartenenza del coniuge al sesso maschile è stata identificata come un elemento che rende l’individuo predisposto all’insorgere di questi problemi.