Il dragon boat come strumento di rinascita
Il dragon boat èarrivato nella vita di Antonella nel 2012, sei anni dopo la sua diagnosi di tumore al seno, avvenuta all’età di 46 anni. Alla diagnosi sono seguiti l’operazione chirurgica, per prima cosa, e poi i cambiamenti nel corpo, gli sbalzi d’umore, la difficoltà ad accettare il proprio aspetto e una vita diversa.
Nel 2012, grazie ad un’amica operata di tumore al seno come lei, Antonella scopre le Pink Butterfly: una squadra di BCS – dall’inglese breast cancer survivors – che affronta gli effetti collaterali delle terapie, in primis il linfedema, attraverso uno sport molto speciale. Lo sport prescelto, infatti, è il dragon boat: un’antica disciplina cinese che deve il suo nome affascinante all’uso di lunghe imbarcazioni variopinte che consentono di pagaiare in gruppo, sulle quali è raffigurato un drago.
Ispirata dalle Pink Butterfly di Roma, nel 2013 Antonella e sei amiche operate al seno come lei, fondano il corrispettivo milanese, le Pink Amazons, trovando non solo uno sport in grado di migliorare le sue giornate, ma anche un team affiatato e un gruppo di confidenti che comprendono appieno cosa stia vivendo.
Da allora, le Pink Amazons hanno raccolto decine di adesioni e in tutta Italia continuano a moltiplicarsi le squadre femminili di dragon boat composte da pazienti ed ex pazienti. L’associazione Pink Amazons fa anche parte della rete di Europa Donna Italia, e non è la sola: sono in tutto dodici le associazioni affiliate alla nostra rete che praticano l’attività del Dragon Boat, attive in diverse città italiane e costituite, in gran parte, da donne operate al seno. Un movimento associativo molto forte in costante crescita.
I motivi di questo successo sono legati anche ai vantaggi di questo sport per le donne che hanno affrontato, o stanno affrontando, un tumore al seno.
Gli effetti collaterali del tumore al seno e lo sport
Tra gli effetti collaterali più comunidel trattamento chirurgico del tumore al seno c’è il linfedema, che comporta rigonfiamenti, generalmente al braccio, nelle donne sottoposte a resezione mammaria o mastectomia e interessa circa paziente su quattro. L’edema è causato da un ristagno di liquidi – in particolare di linfa – che può dare anche dolore e difficoltà di movimento.
Proprio per prevenire e contrastare il linfedema si dimostra utile il dragon boat: questa ipotesi, avanzata per la prima volta da uno studio canadese pubblicato nel 1996, ha ricevuto negli anni diverse conferme come lo studio osservazionale italiano: The Effectiveness of the Sport “Dragon Boat Racing” in Reducing the Risk of Lymphedema Incidence, pubblicato nel 2019 su Cancer Nursing.
Il trial ha coinvolto 100 donne con linfedema, divise in due gruppi, dei quali solo uno comprendeva pazienti che per sei mesi hanno preso parte a gare di dragon boat. Queste ultime, secondo i risultati dello studio, hanno riferito una qualità di vita migliore, uno stile di vita più sano e un indice di massa corporea più basso rispetto all’altro gruppo di pazienti.
Un’ulteriore revisione, pubblicata su Evidence-based Complementary and Alternative Medicine, sottolinea quanto questa disciplina, oltre ad essere completamente sicura, aiuti anche ad acquisire maggiore fiducia in sé stesse, contribuendo a far sentire la paziente di nuovo padrona del proprio corpo e della propria vita.
Più in generale, i benefici dell’attività fisica per le donne che affrontano o escono da un percorso oncologico sono ormai evidenti, non solo nella gestione del linfedema. Come abbiamo sottolineato più volte, infatti, lo sport, può migliorare la qualità del sonno; ridurre gli effetti collaterali delle terapie, come la fatigue, il “brain fog” e il dolore oncologico; aiutare la paziente a tenere sotto controllo il proprio peso e abbassare i livelli di ansia e stress. «Il beneficio più importante è però quello legato al miglioramento della prognosi. Molte infatti – sottolinea la prof.ssa Daniela Lucini, Ordinario di Scienze dell’esercizio fisico e dello sport presso l’Università degli Studi di Milano – sono le evidenze scientifiche che dimostrano, senza dubbi, che l’esercizio fisico regolare è in grado di ridurre la probabilità di andare incontro a recidive (per chi purtroppo ha incontrato la malattia), ma anche di ridurre la probabilità di ammalarsi di tumore al seno. A questo proposito è però importante eseguire con regolarità la giusta attività fisica, cioè almeno dai 150 ai 300 minuti alla settimana di attività aerobica ad intensità moderata (circa 30 minuti al giorno). Il dragon boat può rientrare in questa categoria e sicuramente quindi, oltre ad avere un effetto sulla mobilità dell’arto, può fare di più. Importante è fare esercizio (camminare, correre, nuotare, andare in bici, ballare, ecc) anche nei giorni in cui non si è sul dragon boat».