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Il linfedema dopo il tumore al seno

Il linfedema è uno degli effetti collaterali che possono insorgere dopo il trattamento del tumore al seno. Come suggerito dal termine stesso, si tratta di un edema, ossia di un accumulo di liquidi che può interessare gli arti superiori, quelli inferiori, la pancia e anche altre zone del corpo. 

Nelle pazienti con  tumore al seno, il linfedema è di solito scatenato dalla rimozione chirurgica dei linfonodi ascellari o dal trattamento di questi ultimi con radioterapia. Quando la malattia si manifesta, infatti, non è raro che coinvolga anche le ghiandole che producono e distribuiscono in tutto l’organismo la linfa, un liquido contenente i globuli bianchi necessari per le difese immunitarie. Queste ghiandole, dette appunto linfonodi, sono concentrate in punti specifici del corpo, tra cui le ascelle.  

Se da un lato la rimozione o il trattamento dei linfonodi possono risultare essenziali per un esito positivo del trattamento oncologico, dall’altro rappresentano i principali fattori di rischio per la comparsa di linfedema.  

Secondo alcune stime, si tratta di una complicanza che riguarda da vicino una percentuale compresa tra il 40% e il  60% delle donne sottoposte a chirurgia. 

Gonfiore al braccio: dopo quanto compare? 

Il gonfiore al braccio tipico del linfedema può comparire con tempistiche variabili, che vanno da pochi giorni dopo l’intervento a settimane o persino anni dal trattamento dei linfonodi. 

Può anche accadere che un nuovo intervento o un ciclo di radioterapia causino linfedema in una regione già precedentemente trattata. Il ristagno dei liquidi causa a sua volta fastidio all’arto colpito, dolore, difficoltà di movimento e maggior rischio di infezioni. 

Prevenzione del linfedema 

La prevenzione del linfedema non si sviluppa attraverso pratiche di sicura efficacia, ma solo attraverso abitudini che hanno a che fare con lo stile di vita della paziente. 

Tra queste ricordiamo: 

  • Adeguata igiene e cura della pelle e delle unghie 
  • Attività fisica e stretching, per favorire la mobilità degli arti  
  • Controllo del peso: l’obesità è considerata un fattore di rischio 
  • Evitare di scegliere il braccio colpito o a rischio per inserire cateterismi venosi o eseguire 
    vaccinazioni. 

Attualmente è oggetto di studio la possibilità di misurare alcuni biomarcatori specifici, le citochine e le chemochine plasmatiche, per prevedere il rischio di linfedema nelle pazienti con tumore al seno. È stato infatti osservato che un livello basso nei parametri sopra citati può preannunciare la comparsa del linfedema anche con un anno di anticipo. 

La dissezione ascellare selettiva e altri trattamenti 

La dissezione ascellare selettiva è una tecnica chirurgica innovativa messa a punto da un’equipe dell’Istituto dei Tumori di Milano. Utilizzando la mappatura ascellare inversa (in inglese Axillary Reverse Mapping), ossia l’iniezione di un liquido radiotracciante, è possibile infatti scoprire quali linfonodi siano essenziali per garantire la circolazione della linfa, così da risparmiarli durante l’intervento.  

Come intuibile dal nome, si tratta quindi di una rimozione dei linfonodi parziale e non totale. Secondo il team di ricerca promotore dello studio, la dissezione ascellare selettiva è applicabile al 75% delle pazienti e garantisce una riduzione del rischio di linfedema del 50%

Oltre a ciò, il trattamento del linfedema è possibile attraverso quella che viene definita terapia decongestiva combinata, che prevede un mix di: 

  • Drenaggi manuali del liquido accumulato nell’arto, attraverso dei massaggi; 
  • Bendaggi che comprimono l’area interessata; 
  • Esercizi per la mobilità delle articolazioni e il miglioramento muscolare; 
  • Igiene e cura della pelle per evitare infezioni. 

La cura del linfedema non può prescindere dal confronto con il fisiatra e del fisioterapista, figure con le quali è possibile valutare l’integrazione di ulteriori terapie, come la riabilitazione attraverso ginnastica posturale, la TENS e molto altro.