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Tumore al seno: la storia di Anna

Il tumore al seno, pur avendo segnato l’inizio di una nuova fase, non ha cambiato il mio approccio alla vita. Sono sempre stata una donna attiva e ho sempre affrontato con grinta tutte le sfide che mi si sono poste davanti. Nonostante gli esami di controllo e le preoccupazioni legate alla malattia, la volontà di prendere la vita con coraggio è rimasta la stessa.

Coraggio e consapevolezza sono stati i miei due fedeli alleati, che giorno dopo giorno mi hanno accompagnato in questa avventura. Quando succedono eventi così traumatici spesso la reazione istintiva è chiudersi in sé stessi e vivere la diagnosi quasi come una vergogna o un tabù. Io ho scelto di “mettere in vetrina” la malattia, di parlarne sia in occasione di eventi che attraverso i social. Di diventare una sorta di testimonial e usare la mia esperienza per informare le donne giovani, per condividere quella consapevolezza per me così preziosa.

La cura del corpo come strumento di prevenzione

La cura del corpo è uno strumento di prevenzione: questo è uno degli insegnamenti che questa storia mi ha lasciato e che voglio condividere sia con le mie figlie che con tutte le altre donne. Tutte quelle abitudini spesso tipiche del mondo femminile – mettersi la crema, curare la pelle, riservarci dei momenti di attenzione – diventano infatti occasioni per prenderci cura di noi stesse, non solo da una prospettiva puramente estetica.

Proprio nel gesto di mettermi un olio idratante dopo la doccia, infatti, ho scoperto un piccolo nodulo al seno, più piccolo di un chicco di riso, e quel momento mi ha permesso di mettere in moto il percorso che mi ha portato alla diagnosi e alle cure.

È importante che le donne sappiano riconoscere i segnali di pericolo, anche attraverso la cura del corpo: si tratta di un monito e di una consapevolezza che cerco di trasmettere con la mia associazione, parte della rete di Europa Donna Italia.

In particolare, il mio impegno si rivolge alle giovani donne che devono affrontare una diagnosi di tumore al seno. Per loro ho fondato l’associazione Yac Italia, impegnata, insieme a Europa Donna Italia, nella sensibilizzazione sulla prevenzione, tenendo in considerazione soprattutto le donne che, a causa dell’età precoce, non sono coperte dallo screening mammografico organizzato.  Si tratta di un impegno importante, dato che non esistono campagne nazionali dedicate alle giovani donne su questa tematica.

Avendo intorno molte amiche con tumore al seno metastatico, per il secondo anno consecutivo ho deciso di prestare il mio volto per rappresentare le donne che vivono con questa patologia: essere portavoce delle loro richieste nella campagna TSM di quest’anno ha significato per me dare il mio contributo per sensibilizzare su questa fase della malattia, e portare consapevolezza laddove non ce n’è, ancora, abbastanza.