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esiste una correlazione tra stress e cancro?

Lavoravo tanto, sempre sotto pressione. Prima della separazione vivevo in costante stato di tensione. Quante volte si sono sentite queste riflessioni, dopo la diagnosi di tumore. Pensieri importanti, che stimolano costantemente il dibattito sul ruolo dei fattori psicologici nello sviluppo e nella progressione del cancro. E questo non solo tra le pazienti. Oggi, grazie al contributo di numerose discipline come la neurobiologia, la psiconeuroendocrinoimmunologia, la psico-oncologia, l’oncologia, sono stati pubblicati numerosi studi preclinici e clinici che descrivono i meccanismi che possono regolare la relazione tra mente, fattori psicosociali e cancro, con particolare riguardo proprio al ruolo dello stress.

Ne parliamo con il professor Marco L. Bellani

Presidente Società Italiana di Psico-Oncologia, Università degli Studi dell’Insubria

Intervista al professor Marco Bellani:

Professor Bellani, innanzitutto, lo stress è sempre dannoso?

No, lo stress è un meccanismo del tutto fisiologico. Ha come scopo quello di rendere più efficace la risposta dell’organismo a situazioni percepite come “allarmanti” dall’individuo. Tuttavia, quando questa risposta perdura nel tempo, si determina un sovraccarico allostatico nell’organismo che predispone a molteplici condizioni patologiche. Ed è proprio questo stress cronico che sarebbe coinvolto nell’insorgenza e/o nella progressione della malattia tumorale.

È veramente coinvolto nello sviluppo del tumore?

Sebbene numerosi studi indichino che lo stress cronico possa avviare lo sviluppo del cancro (tumorigenesi), mancano dati conclusivi a riguardo. Per esempio, lo stress cronico agirebbe causando sia un danneggiamento del DNA cellulare, sia i processi di riparazione dello stesso, favorendo così la trasformazione delle cellule sane in cancerose. Potrebbe anche alterare la resistenza dell’organismo a determinati tipi di virus, detti “oncogeni”, coinvolti nella patogenesi del cancro in circa il 15% dei casi, come per esempio, il Papilloma Virus, il virus di Epstein-Barr, l’Herpes Virus del sarcoma di Kaposi. Lo stress cronico è anche in grado di ridurre o inibire l’attività di alcuni tipi di cellule del sistema immunitario coinvolte nel processo di sorveglianza contro lo sviluppo di cellule tumorali. Poiché molti lavori fanno riferimento a ricerche condotte su animali o su colture cellulari e impiegano metodologie diverse, sembra però quanto meno prematuro trasferire tali risultati sull’uomo. 

È reale invece l’influenza dello stress a malattia conclamata?

Più significativi sono i risultati che indicano che lo stress cronico può aumentare il rischio di progressione del cancro e la sua diffusione nell’organismo. La sua azione si esplicherebbe a livello dei meccanismi specifici che regolano la biologia delle cellule tumorali (“hallmarks”). In sintesi, lo stress cronico attiva dei recettori presenti sulle cellule tumorali che ne favoriscono la proliferazione sottraendole ai meccanismi di controllo e inibisce i meccanismi deputati a indurre la morte delle cellule tumorali accrescendone la sopravvivenza. Inoltre favorisce lo sviluppo sia di nuovi vasi sanguigni, che apportano nutrimento al tumore in crescita, sia di vasi linfatici. In tal modo viene promossa l’invasione e la migrazione delle cellule tumorali formando le metastasi. Promuove anche uno stato di infiammazione prolungata che può contribuire all’acquisizione di caratteristiche tumorali (“hallmarks”) da parte delle cellule  e  produce alti livelli circolanti di catecolamine che possono anche stimolare la crescita dell’innervazione del tumore, che a sua volta apporterà altra noradrenalina, amplificando il meccanismo. Infine, prove crescenti suggeriscono che gli ormoni dello stress possono indurre una resistenza alle chemioterapie e alle immunoterapie. Va detto però che le prove cliniche disponibili per tali effetti non sono univoche e c’è una discrepanza tra risultati preclinici e clinici.

È un dato di fatto comunque che lo stress è un problema reale nei pazienti oncologici: ci sono delle soluzioni?

È importante contrastare gli effetti dello stress cronico nei pazienti affetti da cancro con interventi sia farmacologici (per esempio l’impiego dei beta-bloccanti), sia psicologici mirati come il ricorso alla mindfulness. Devono essere basati sull’identificazione delle fasi critiche della malattia oncologica che hanno maggiori probabilità di essere sensibili allo stress, comprese quelle innescate dalle procedure medico-chirurgiche. In ogni caso, indipendentemente dalla possibile correlazione tra stress cronico e cancro, dobbiamo sempre farci carico della sofferenza che affligge i malati oncologici e i loro familiari, riconoscendola e trattandola con interventi psico-oncologici mirati.