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HER2CLIMB: novità per i tumori HER2 metastatici 

HER2CLIMB è il nome di uno studio clinico i cui risultati, presentati recentemente nel corso del convegno milanese “Research Generators – Widening options in HER2+ metastatic breast cancer”, lasciano intravedere nuove possibili frontiere terapeutiche nel trattamento del tumore al seno HER2+. 

Come ormai noto, tra le tante tipologie di carcinoma mammario l’HER2+, ossia quello che esprime positività ai recettori del fattore di crescita dell’epidermide (HER2), è tra i più temuti: a questa patologia si associa infatti un rischio elevato (pari al 15%) di insorgenza di metastasi cerebrali, oltre che un decorso più aggressivo e una maggiore possibilità di recidive

Lo studio HER2CLIMB, che già nel 2019 aveva attirato l’attenzione della comunità scientifica durante il San Antonio Breast Cancer Symposium, si focalizza proprio sulle pazienti con tumore al seno HER2+ avanzato o metastatico, compresi i soggetti con metastasi cerebrali, per i quali i trattamenti sono meno efficaci. 

Il coinvolgimento di donne con metastasi al cervello nella sperimentazione, inoltre, rappresenta un’assoluta novità nel panorama degli studi clinici sul tumore al seno. 

Tucatinib: la molecola rivoluzionaria 

Il tucatinib è il farmaco alla cui efficacia si deve il successo dello studio HER2CLIMB. Nello specifico, metà delle pazienti arruolate ha ricevuto una combinazione di tre principi: il trastuzumab, un anticorpo monoclonale, la capecitabina, un chemioterapico, e il tucatinib, un inibitore delle tirosin chinasi. Quest’ultima categoria di soluzioni terapeutiche si avvale di molecole che intervengono sulle cellule tumorali, modificandone la capacità di aggregazione, di crescita e di migrazione. 

I risultati della combinazione farmacologica somministrata nello studio HER2CLIMB sono entusiasmanti. Mentre il tasso di interruzione della cura per eventi avversi si ferma al 5,9% dei soggetti, sia i tassi di sopravvivenza globale che di sopravvivenza libera da progressione (ossia il lasso di tempo in cui la malattia permane ma non peggiora) risultano più elevati; miglioramenti che hanno riguardato anche le pazienti con metastasi cerebrali. 

A due anni dall’inizio della sperimentazione, infatti, la sopravvivenza globale si attesta al 40% per i soggetti curati solo con trastuzumab e capecitabina e al 51% per le pazienti curate con il mix comprendente il tucatinib. 

Al momento l’utilizzo di questo farmaco è presente tra alcune Linee guida nazionali e non; l’AIFA, inoltre, ne sta valutando la rimborsabilità