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Tumore al seno, una novità nell’intervento

La biopsia del linfonodo sentinella si può evitare. Questo, nel caso di pazienti con tumore al seno di piccole dimensioni, già candidate alla chirurgia conservativa. A dichiararlo è uno studio multicentrico randomizzato coordinato dall’Istituto Europeo di Oncologia di Milano, e pubblicato sulla rivista scientifica Jama Oncology: https://jamanetwork.com/journals/jamaoncology/fullarticle/2809872.  

Nello studio sono state reclutate 1463 donne con tumore al seno di un diametro massimo di 2 cm e nessuna metastasi ai linfonodi rilevata con gli ultrasuoni. Le pazienti sono state divise in due gruppi. Una metà è stata sottoposta a biopsia del linfonodo sentinella, mentre l’altra metà non ha avuto né prelievo, né biopsia. I risultati a 5 anni non hanno dimostrato differenze.

 

Il commento di Paolo Veronesi, Direttore del Programma Senologia IEO

La tecnica del «linfonodo sentinella» è una pietra miliare nella storia del cancro al seno. Oggi è una tecnica standard per verificare se le cellule tumorali hanno già raggiunto i linfonodi ascellari e rischiano quindi di diffondersi in altri organi dando origine a metastasi. Fino a pochi anni fa, anche nei tumori di piccole dimensioni candidati a una chirurgia conservativa, veniva asportato il linfonodo sentinella ed analizzato per decidere se togliere o meno anche gli altri linfonodi.

In questo modo evitavamo lo svuotamento ascellare quando non necessario, risparmiando alla paziente possibili conseguenze. Da qualche anno, grazie a uno studio americano, abbiamo visto che è inutile proseguire con la dissezione ascellare anche in caso di uno o due linfonodi sentinella positivi.

Ora abbiamo fatto un ulteriore passo avanti. Abbiamo dimostrato che la biopsia del linfonodo sentinella nei tumori iniziali non ci fornisce informazioni che possono modificare le terapie postoperatorie e migliorare la guarigione. Naturalmente a patto che i linfonodi vengano studiati oltre che con l’esame clinico anche con una accurata ecografia, per escludere la presenza di grossolani interessamenti metastatici. I vantaggi per le pazienti sono evidenti, poiché la chirurgia è ancora meno invasiva e oltretutto diminuiscono i costi per il nostro SSN.