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ricostruzione con protesi vs going flat

L’impatto psicologico che può avere l’intervento di mastectomia per quanto riguarda l’immagine del proprio corpo, è stato oggetto di diversi studi, a volte con risultati inaspettati. Uno di questi è Losing the breast: A meta-synthesis of the impact in women breast cancer survivors.
Lo studio ha evidenziato che tra le donne con tumore al seno, alcune identificano il seno con il tumore, per cui la sua asportazione rappresenta un’altra possibilità di vita.
A seguito della mastectomia alcune donne decidono di effettuare la ricostruzione del seno.
Ma qual è l’impatto psicologico della ricostruzione del seno con protesi? Ed è possibile, per chi lo desidera, fare una scelta diversa? Claudia Borreani, risponde a questa e ad altre domande .

Claudia Borreani
Responsabile Struttura semplice dipartimentale Psicologia Clinica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano

come viene vissuta la ricostruzione del seno?

Il primo pensiero delle donne è quello di curare la malattia. Tutte le considerazioni estetiche e percettive sono secondarie, ma emergono comunque in un secondo tempo. Una volta concluso il ciclo di terapie, la donna prende atto di tutti i cambiamenti che il suo corpo ha subito. Cambiamenti come l’aumento di peso a causa delle terapie ormonali o della menopausa indotta, i capelli che crescono diversamente da com’erano prima. C’è anche una nuova percezione del proprio seno, una parte del corpo che sembra non essere più la propria: è differente al tatto, talvolta senza sensibilità. È una fase del processo di guarigione che non va sottovalutata. Gli specialisti devono accompagnare le donne in questo momento delicato di trasformazione, per aiutarle a ritrovare i loro equilibri e la sicurezza nella capacità di amare, di avere una vita sociale e sessuale. 

mastectomia profilattica vs ricostruzione

L’impatto psicologico, in caso di mastectomia profilattica, è diverso rispetto a quello un percorso di ricostruzione crea.
Chi affronta una mastectomia profilattica, è favorevole alla ricostruzione mammaria fin da subito, perché non c’è la malattia vera e propria, come nel caso delle donne con il tumore, ma un rischio elevato di malattia. Queste motivazioni, le portano ad approfondire la “questione protesi” e a valutarne pro e contro. La valutazione tiene conto di diversi fattori: l’aspetto estetico, la percezione di sé, la sensibilità, l’effetto sul partner.

Cambia l’impatto tra ricostruzione immediata e in due tempi?

È una domanda che si siamo posti, tanto da averne fatto oggetto di studio in collaborazione con i chirurghi plastici, ora in fase di pubblicazione. Abbiamo coinvolto in totale 120 pazienti (45% con ricostruzione immediata, le restanti in due tempi) che sono state invitate a compilare un questionario:  a differenza di quanto pensavamo, alla fine del percorso l’indice di soddisfazione è stato buono in entrambi i casi.  

Negli Stati Uniti è abbastanza diffuso il movimento Going Flat, composto da donne che non vogliono la protesi dopo la mastectomia: e in Italia?

Di recente anche nel mio reparto abbiamo cominciato ad incontrare donne che rifiutano la ricostruzione. Nonostante la popolarità del movimento Going Flat, i chirurghi rimangono ancora spiazzati dalla richiesta. Le ragioni posso essere molte:

  • non voler effettuare altri interventi chirurgici che a volte si rendono necessari per completare il processo ricostruttivo
  • il timore di avere problemi come fastidio o dolore
  • un risultato estetico insoddisfacente

Ritengo che sia una decisione da rispettare, l’importante è la serenità della donna che lo chiede e mi creda, il colloquio psicologico non porta a cambiamenti di decisione.

Su Instagram spesso appaiono immagini di donne americane che dopo la mastectomia scelgono invece il tatuaggio.  E in Italia?

Bisogna distinguere il tatuaggio medicato da quello decorativo. Il primo viene effettuato nel Centro ospedaliero e consiste in una vera e propria creazione del complesso areola-capezzolo, quando non è possibile la sua conservazione. È un aiuto immenso per le donne sia per quanto riguarda l’impatto estetico sia a livello psicologico. La decisione invece di fare il tatuaggio viene presa ancora da poche donne e, in genere, si tratta di persone che hanno già altri tatuaggi sul corpo. Ritengo che anche in questo caso, si tratta di una scelta da accettare senza stigmatizzazioni, ovviamente parlandone prima col proprio oncologo per valutare lo stato della ferita. Da punto di vista psicologico, l’impatto è positivo e la letteratura scientifica lo sottolinea. Infatti la ricerca: Decorative tattooing after mastectomy for breast cancer: An uprising coping strategy, ha evidenziato che le donne dopo aver fatto il tatuaggio, si sono sentite più belle ed attraenti.