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Come gestire il coronavirus negli ospedali oncologici: le esperienze di 7 centri di eccellenza

Milano – L’attuale pandemia impone la riorganizzazione delle cure oncologiche al fine di ridurre visite e ricoveri ospedalieri nonché le complicanze immuno-correlate indotte dalle terapie senza però comprometterne l’efficacia. Sulla base delle esperienze maturate nei vari paesi, la coalizione di Cancer Core Europe ha pubblicato su Nature Medicine un vero e proprio manuale di istruzioni dedicato alla gestione del paziente oncologico durante l’emergenza Covid-19.

Cos’è Cancer Core Europe

La coalizione nasce nel 2014 con lo scopo di accelerare i progressi nell’oncologia e nella personalizzazione delle cure grazie alla condivisione di conoscenze ed esperienze di sette centri di ricerca: Istituto Nazionale Tumori di Milano (Italia), Gustave Roussy (Francia), Deutsches Krebsforschungszentrum (Germania), Nederlands Kanker Instituut (Paesi Bassi), Cancer Research Centre di Cambridge (Regno Unito), Vall d’Hebron Instituto de Oncología (Spagna) e Karolinska Institutet (Svezia).

Superare l’improvvisazione

In queste settimane, i sette centri oncologici hanno riorganizzato i loro sistemi sanitari su una scala e a un ritmo senza precedenti per rendere le operazioni “a prova di pandemia”. Ma Covid-19 è una malattia nuova: mancando quasi del tutto le prove di efficacia a cui fare riferimento, la gestione del singolo ospedale si è inevitabilmente basata sulle opinioni dei suoi esperti. L’articolo su Nature Medicine nasce proprio dal confonto delle strategie intraprese dai sette centri nell’affrontare l’emergenza. Alcune identiche, altre necessariamente diverse a seconda del contesto locale: la diffusione del virus in Italia o Spagna è ben diversa da quella in Svezia.

Le strategie condivise

Tutti i centri oncologici hanno adottato misure per mantenere elevati standard di cura nonostante la carenza di risorse come dispositivi di protezione individuale, letti e, non da ultimo, personale sanitario. I trattamenti sono stati rinviati o modulati per proteggere i pazienti oncologici, i consulti sono stati limitati o effettuati da remoto. Gli studi clinici sono stati rivalutati per verificare la necessità di mantenimento o interruzione. Tra le misure di cautela condivise c’è anche la formazione di un team di crisi a livello ospedaliero, responsabile del coordinamento tra i reparti.

Ridurre tempo (e persone) in ospedale

Le persone che manifestavano possibili sintomi di Covid-19 sono state invitate a rivolgersi ad altri ospedali a meno che la richiesta di visita non fosse urgente. Gli appuntamenti di follow-up dei pazienti oncologici sono stati fissati via telefono dando inoltre priorità ai trattamenti orali o sottocutanei per ridurre il tempo trascorso in ospedale. Per lo stesso motivo si è cercato di incoraggiare i pazienti a non arrivare in anticipo ai controlli e, quando possibile, di eseguire le analisi del sangue in centri di medicina generale o a domicilio. Precauzioni simili sono state adottate anche per le visite in ambulatorio.

Le difficoltà degli ospedali oncologici

“I pazienti con cancro sono una popolazione speciale con un profilo immunologico che li classifica come particolarmente fragili. E fragili sono anche gli istituti e i centri dedicati alla cura in quanto hanno dovuto affrontare una crisi e un’emergenza in assenza di conoscenze sul fenomeno e policy pronte a essere attivate” ha commentato Giovanni Apolone, direttore scientifico dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, in un’intervista a Repubblica.