La terapia adiuvante per il tumore al seno è un trattamento somministrato dopo l’intervento chirurgico per ridurre il rischio di recidiva. L’obiettivo è quello di eliminare le eventuali cellule tumorali residue che potrebbero causare una ricomparsa della malattia. Alcune cellule tumorali possono infatti sopravvivere ai trattamenti iniziali, cioè chirurgia, chemioterapia, radioterapia e successivamente riprendere a proliferare. Può accadere nella stessa sede del tumore primario e si parla di recidiva locoregionale o cutanea, nei linfonodi vicini ed è recidiva linfonodale, oppure progressione della malattia in altri organi a distanza nel caso di metastasi.
La terapia adiuvante è indicata nei casi di tumore al seno più aggressivo, in particolare quando è HER2-positivo o triplo negativo, quando ci sono linfonodi ascellari positivi e infine, se risulta elevato il rischio di recidiva.
La decisione inoltre dipende da diversi fattori, tra cui, tipo e stadio del tumore (dimensioni, grado, diffusione ai linfonodi), stato recettoriale (ER, PR, HER2), età e stato di salute della paziente, presenza di mutazioni genetiche (come BRCA 1 e 2).
La valutazione
Il follow-up serve per tanti motivi. Innanzitutto, intercettare precocemente le eventuali recidive in modo da intervenire presto e bene, monitorare eventuali tossicità della terapia adiuvante che possono insorgere anche più tardivamente rispetto all’inizio della terapia stessa e intervenire con strategie ad hoc. In linea generale consiste nel controllo senologico che comprende la mammografia a cadenza annuale e visita senologica a cadenza più frequente in base allo stato di salute della paziente e del rischio di recidiva, oltre a una serie di analisi con eventualmente anche il dosaggio dei marcatori.
Quale terapia adiuvante e per chi
A seconda del rischio si possono effettuare scelte diversificate per quanto concerne la terapia adiuvante. Qualche esempio. Se l’intervento è conservativo, come la quadrantectomia, per ridurre il rischio di recidiva locale si deve necessariamente valutare la radioterapia complementare, mentre in caso di recettori per gli estrogeni o per il progesterone positivi, la terapia adiuvante consiste nell’ormonoterapia, da associare eventualmente alla chemioterapia. Nei tumori di tipo luminale (ER+/HER2-), invece, potrebbe essere necessaria un’attenta valutazione tramite i test genomici che hanno valenza prognostica e predittiva, poiché non sempre la chemioterapia porta benefici concreti. Se poi il tumore è triplo negativo, la chemioterapia è praticamente un passaggio quasi sempre obbligato, insieme all’immunoterapia, mentre viene utilizzato trastuzumab nella prevenzione delle recidive del tumore al seno HER2-positivo. Infine, quando il tumore è HR-positivo e HER2-negativo, il percorso terapeutico può prevedere farmaci che appartengono alla classe degli inibitori delle chinasi ciclina-dipendenti 4 e 6 (CDK4/6) in associazione alla terapia endocrina.