Stress e tumore: un legame reale?
È tutta colpa dello stress. Eri stressata. Troppe tensioni, eri esageratamente sotto pressione, il corpo si è rivoltato.
Sono alcune delle espressioni che emergono dalle chiacchiere tra pazienti in sala di attesa. Ma lo stress può davvero avere un ruolo nella malattia oncologica? Ne parliamo con Elisabetta Razzaboni, Psicologa–Psicoterapeuta, Unità Operativa di Psicologia Ospedaliera, Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena -.
Lo stress ha un ruolo nella malattia?
Innanzitutto, è importante capire cosa intendiamo quando parliamo di stress. Lo stress, in generale, viene definito come la risposta specifica che mettiamo in atto a una qualsiasi richiesta proveniente dall’ambiente esterno. Questo vuol dire che tutti gli eventi e situazioni che inducono un qualsiasi tipo di cambiamento, rappresentano uno stressor, cioè un agente stressante. Ma attenzione, non sempre è in senso negativo. Quando il cambiamento è vantaggioso come può essere una novità nella vita privata, un nuovo lavoro stimolante, si parla di eustress, mentre se è negativo, come una separazione, un licenziamento, una diagnosi di malattia, il termine corretto è distress. Ed è soprattutto quest’ultimo che da anni è oggetto di studio, per comprendere se e come possa avere un impatto sulla nostra salute e sull’insorgenza delle malattie. Ma non ci sono ancora lavori scientifici che ne abbiano dimostrato un ruolo significativo. Neppure per quanto riguarda il tumore al seno. A concorrere alla formazione di una patologia oncologica si intersecano diversi fattori di rischio, si sa. Tra questi però non si annovera lo stress.
Si parla di una relazione indiretta, in che senso?
Lo stress prolungato e non gestito può portare ad adottare comportamenti non salutari, quali, fumare, eccedere nelle bevande alcoliche, non alimentarsi adeguatamente, disturbi del sonno, sedentarietà e ritiro dalla vita sociale. Questo mix di fattori negativi potrebbe dare un contributo indiretto all’inizio della malattia oncologica, ma al momento è un’ipotesi e ancora piuttosto debole. È un messaggio importante da trasmettere alle donne con un tumore al seno, per evitare che si colpevolizzino
In che senso?
Le donne tendono ad attribuirsi delle colpe che non hanno, a sentirsi in difetto se non possono più svolgere tutti i compiti di prima. Ma la malattia non è mai una colpa e neppure una vergogna. È qualcosa che può accadere, a tutte: ci sono alcuni fattori che possono aumentarne le probabilità, ma quello che noi sappiamo è che non esiste la donna con un rischio al 100% e neppure a rischio zero. Tornando allo stress, quindi, non bisogna colpevolizzarsi per aver vissuto momenti di vita stressanti.
Parliamo invece di stress durante la malattia: che cosa può comportare??
In questo caso ha un ruolo e un nome ben preciso. Si chiama distress emotivo e indica un’esperienza emozionalmente spiacevole che può interferire con l’abilità di affrontare efficacemente il tumore, i suoi sintomi fisici e il suo trattamento. Oggi sappiamo che circa il 30% dei pazienti oncologici presenta un livello di distress significativamente alto, che va assolutamente curato in termini di supporto psicologico. Prendersi cura della propria psiche, infatti, significa stare meglio a 360 gradi. Al contrario, un livello elevato di distress emotivo si correla, ad esempio con l’abbandono delle terapie, con una maggiore percezione del dolore, con ospedalizzazioni più lunghe.