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Obesità e farmaci antitumorali

Il sovrappeso, e ancora di più l’obesità, si sa, rappresentano un fattore di rischio oncologico. Ma i ricercatori sono andati oltre nel porsi domande sul ruolo dell’adiposità. E hanno indagato l’attività dei principi attivi antitumorali nel caso di chili di troppo in chi ha già la malattia. Gli studi proseguono, ma alcune riflessioni sono già concrete, come spiega Elia Biganzoli, Epidemiologo molecolare dell’Unità di statistica medica, bioinformatica ed epidemiologia, dell’Università degli Studi di Milano.

Professor Biganzoli, cosa sta emergendo dalle ricerche?

Gli studi hanno dimostrato che le cellule adipose hanno un’attività sia endocrina, sia a livello della regolazione immunitaria e che per questo possono agire sul metabolismo, compreso quello delle terapie oncologiche. È un meccanismo che è stato provato anche da un lavoro scientifico pubblicato su Journal of clinical oncology, che si è focalizzato sui taxani: questi principi attivi sono formati da molecole lipofile, una caratteristica che le rende attratte dagli adipociti, cioè dalle cellule del tessuto adiposo. Il grasso corporeo così diventa una vera e propria barriera che limita la biodisponibilità dei taxani e di conseguenza la loro azione antitumorale. Ricordo che questi farmaci agiscono bloccando la divisione cellulare, impedendo così la crescita dei tumori. Ci sono poi altri studi che stanno indagando l’associazione tra l’eccesso di peso e l’immunoterapia. Qui l’azione è ancora diversa. Il grasso, si sa, alimenta l’infiammazione cronica sistemica, un fattore che altera l’attività delle cellule del sistema immunitario e, a cascata, quella dei farmaci immunoterapici.

Ci sono possibili strategie allo studio?

Sì, certo. Ci sono gruppi di ricerca che si stanno concentrando su un farmaco antinfiammatorio da assumere prima dell’intervento per tumore al seno nel caso di donne over 50. L’obiettivo è quello di valutarne la potenziale efficacia nella prevenzione delle recidive, abbattendo lo stato infiammatorio che si instaura nelle pazienti dopo l’operazione.  Infiammazione, e qui ci leghiamo al nostro tema, che sembrerebbe maggiore in chi è in sovrappeso oppure obesa.  In linea generale, poi, sarà necessario agire ancora di più sulla personalizzazione della terapia, al fine di valutare posologie di farmaco differenti in chi è in sovrappeso oppure obeso.

Il dimagramento è tra le opzioni?

È auspicabile un calo di peso, ma evitando le diete drastiche perché potrebbero provocare uno stato di esagerato stress a un organismo già pesantemente impegnato a contrastare il tumore. Invece, può essere una valida strategia il coinvolgimento della donna in un programma di attività fisica, se possibile già a partire dalla diagnosi: il movimento promuove una produzione di sostanze antinfiammatorie che incrementano la risposta positiva dell’organismo alle terapie antitumorali. Vale poi l’indicazione di seguire un’alimentazione sana, ricca di frutta e di verdure fresche, di legumi e di pesce e per contro povera di grassi animali, non bere alcol e non fumare.