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Europa Donna

15a conferenza Paneuropa di Europa Donna

Per la prima volta quest’anno, la Conferenza Paneuropea di Europa Donna, alla sua 15esima edizione, si è svolta in modalità virtuale: l’ennesima conseguenza dei rischi e dei disagi provocati dalla pandemia da Covid, che ancora impatta fortemente su tutte le nostre attività. La normalità non sembra però essere più così lontana, per questo occorre prepararsi, come suggerisce il titolo della Conferenza: “Nuove strategie per una nuova normalità”.

La prima sessione della Conferenza, nel pomeriggio di sabato 23 ottobre, è stata avviata dal Direttore Marzia Zambon e da un messaggio di benvenuto della Presidente Tanja Spanic. Nel primo intervento Susan Knox, Direttore Generale Emerito di Europa Donna, che per dodici anni è stata alla guida della coalizione europea e con la quale tuttora collabora come socia onoraria e consulente politico senior, ha rimarcato i nuovi inizi che hanno segnato il 2020: la nomina di Tanja a Presidente e l’ingresso di Marzia, che nel gennaio di quest’anno è subentrata ufficialmente a Susan. È poi intervenuta Stella Kyriakides, Commissario europeo per la salute, che ha ringraziato Europa Donna per il suo costante impegno nel portare alla luce le disequità nell’accesso ai servizi. A questo proposito Stella ha sottolineato l’importanza del piano europeo contro il cancro, che prevede fra l’altro campagne di sensibilizzazione, formazione per gli operatori e investimenti nella ricerca, oltre a provvedimenti per migliorare la qualità di vita di chi ha superato la malattia. Fatima Cardoso, Direttore della Breast Unit di Lisbona, ha presentato gli insegnamenti che la pandemia ci ha lasciato per una migliore organizzazione dei servizi sanitari: tra questi, l’importanza di migliorare la comunicazione, di mantenere attivo lo screening, di valorizzare la medicina del territorio, di disporre di linee guida, di un uso oculato della telemedicina, di promuovere la flessibilità sul lavoro. Il pomeriggio è proseguito con le relazioni di quattro diversi specialisti che hanno aggiornato le partecipanti sui progressi delle terapie, sulle nuove frontiere della medicina personalizzata, sui requisiti per una chirurgia di qualità e sull’evoluzione della diagnostica per immagini.

 

Nella seconda sessione della Conferenza, nel pomeriggio di domenica 24 ottobre, Luciana Neamtiu, responsabile di progetto al Joint Research Centre della Commissione europea, ha presentato un aggiornamento dell’attività dell’ECIBC, l’Iniziativa della Commissione Europea sul cancro al seno, che ha messo a punto un sistema di garanzia della qualità (European Quality Assurance Scheme) per i servizi sul tumore al seno. Sta per essere avviato, in una quindicina di Breast Unit di 10 Paesi europei, uno studio pilota per verificare l’applicabilità del sistema, destinato a garantire alle donne che i servizi erogati per la diagnosi e la cura del tumore al seno in tutta Europa seguano le procedure più aggiornate.

Sul tema della sopravvivenza e della qualità della vita dopo il tumore è intervenuta Ljiljana Vukota, psicologa e Direttore del Centro di assistenza psicologica di un’organizzazione non governativa di Zagabria. Nella sua relazione, Ljiljana ha evidenziato come uno dei bisogni primari delle cosiddette “suvivors” è quello di un supporto psicologico, che però spesso non viene proposto nei centri di cura. L’obiettivo da raggiungere, per un’azione di advocacy, è che lo psico-oncologo sia ovunque parte effettiva del core team della Breast Unit e che siano predisposti strumenti standardizzati per valutare il disagio psicologico delle pazienti.

Per la sessione conclusiva le partecipanti si sono divise in cinque gruppi per prendere parte ad altrettanti workshop, che si sono svolti in parallelo, dedicati allo scambio e al dialogo su diverse tematiche cruciali per l’attività di advocacy sul tumore al seno: il tumore nella donna giovane, la convivenza con il tumore metatstatico, la predisposizione genetica e la medicina personalizzata, il ritorno al lavoro con e dopo il tumore e la qualità della vita dopo uno, cinque e dieci anni dalla diagnosi.

 

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